domenica 26 settembre 2010
La bellezza matematica del seno
Una delle tante idee feconde che dobbiamo alla cultura greca è quella di bellezza legata alle proporzioni. La matematica greca era la scienza delle proporzioni, così l’architettura, semplificando ovviamente. Idee che saranno periodicamente riprese nei secoli successivi, basti ricordare il Rinascimento, il neoclassicismo. È legata alla simmetria della bellezza una delle proporzioni che hanno avuto più fortuna, la proporzione aurea, cui dedicò un libro memorabile nel Rinascimento il matematico Luca Pacioli con le immagini dei solidi dello spazio disegnate da Leonardo da Vinci. Per venire a tempi più recenti, negli anni cinquanta del secolo scorso Walt Disney realizzò un film di animazione con protagonista Paperino, “Paperino nel regno della matemagica”, dove una parte significativa era dedicata alla teoria delle proporzioni nell’antica Grecia, e alla divina proporzione. Una delle scene più divertenti è quella di Paperino che cerca di inserire il suo corpo di papero in un rettangolo che rispetta le proporzioni auree.
Quella di proporzione aurea, della divina proporzione simbolo della bellezza, è soprattutto un’idea culturale. Come lo fu esplicitamente per l’architetto Le Corbusier quando progetto il Modulor, le proporzioni umane come misura dell’architettura. O per Matila Ghyka che nei suoi libri degli anni Trenta del secolo scorso cercava di trovare le perfette proporzioni greche in tutte le cose, anche quelle viventi, compreso il viso di una donna.
Ecco allora che questa idea così antica, così superata e insieme così moderna torna alla ribalta in questi giorni grazie al concorso di Miss Italia. Uno dei principali quotidiani nazionali titolava qualche giorno fa: “La formula della miss perfetta”. Dove formula rimanda alla scienza, anzi alla scienza esatta per eccellenza, alla matematica, quindi indiscutibile. Domanda che si pone l’articolista: tra le concorrenti esiste un viso con tutti i millimetri giusti che corrisponde alla bellezza matematicamente determinata? L’articolo prosegue nelle pagine interne (ben 3). Un gruppo di scienziati, dentisti, esperti di estetica facciale di diverse università, stanno misurando i volti delle candidate. Non sembra ci siano matematici presenti. “Non siamo venuti per scoprire le proporzioni matematiche della bellezza. La bellezza scientificamente non esiste, è un concetto storico, sociale ed individuale. Esiste invece l’armonia di un volto, e quella la possiamo misurare”, precisa uno dei docenti. Armonia, elemento della simmetria, che significa proporzione per i matematici greci. Distinzione sottile, armonia e bellezza. Dunque non si può misurare la bellezza, non esistono formule matematiche della bellezza (e mano male!) ma si può misurare l’armonia. Ma delle candidate si osserva solo il viso? No, anche il resto. Ed ecco allora che l’articolo si chiude con una profonda riflessione sulla bellezza e la matematica, con ricordi liceali: “Non ci si innamora della trigonometria. Il fascino è altrove (sono del tutto d’accordo). Ci può sedurre la forma di un seno, mai quella del coseno”. (Per chi non lo ricorda seno e coseno sono due funzioni trigonometriche).
Il seno d’altronde è stato al centro anche della serata di premiazione del Campiello, dove sembrava che il presentatore apprezzasse delle candidate soprattutto l’armonia (delle forme).
L’articolo di giornale che abbiamo citato è scritto da un uomo, il presentatore del Campiello era un uomo; le donne giustamente non hanno tempo da perdere in queste cose. O sbagliano?
Articolo Michele Emmer per Galileo il giornale delle scienze.
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