domenica 17 aprile 2011

Staccate due dita alla statua di Luca Pacioli a Sansepolcro!



Fonte: http://www.primopianonotizie.com/Notizie/tabid/68/Notizia/110417011154-vandalismo-alla-tatua-di-fra-luca-pacioli/Default.aspx?src=mailinglist



Un’offesa alla città, un atto di vandalismo ai danni della statua di piazza San Francesco dedicata al celebre matematico biturgense, fra’ Luca Pacioli, opera in marmo di Carrara, realizzata dall’artista, Franco Alessandrini nel 1994, in occasione dei 500 anni dalla pubblicazione della “Summa”. La spiacevole scoperta che alla statua sono state ‘mozzate’ alcune falangi del dito anulare e mignolo della mano destra risale a qualche giorno fa, nessun testimone al momento dell'accaduto. La prima ad accorgersi dello sfregio pare sia stata una donna che, dopo aver notato per terra un frammento delle dita, ha subito informato i giardinieri che stavano curando il verde del prato nei pressi della statua. Il frammento di falange, raccolto e conservato, verrà risistemato assieme all’altra parte mancante della mano, rimediando così allo sfregio subito dal monumento. Per risalire gli artefici del gesto, invece, la questione si fa ardua perchè l’unico mezzo di sicurezza nei paraggi, la telecamera posizionata all’altezza dell’Arco della Pesa del circuito di videosorveglianza appena installato proprio anche come deterrente per gli atti di vandalismo, purtroppo potrebbe non risultare sufficiente per risalire gli artefici del gesto. Il sindaco, Franco Polcri, ha esposto denuncia contro ignoti.
Anna Maria Citernesi

La regola de L'Hopital e il patto segreto con Johann Bernoulli



Guillaume François Antoine de Sainte Mesme, marchese de l'Hôpital, o de l'Hospital (Parigi, 1661 – Parigi, 2 febbraio 1704), è stato un matematico francese, studioso del calcolo infinitesimale.


Egli è conosciuto principalmente per la formula, che porta il suo nome, che permette di calcolare il limite di funzione indeterminata della forma f(x) / g(x) dove i limiti di f(x) e g(x) tendono entrambi a zero o a infinito.




De l'Hôpital intraprese inizialmente la carriera militare ma, soffrendo di deficienza visiva, optò per gli studi matematici. Nel 1696 pubblicò il primo manuale di calcolo differenziale che sia mai stato stampato: Analyse des infiniment petits pour l'intelligence des lignes courbes (Analisi degli infinitamente piccoli per la comprensione delle linee curve). Fu in questo libro che venne pubblicata per la prima volta la nota regola di de l'Hôpital. La scoperta però è probabilmente dovuta a Johann Bernoulli, sulle cui lezioni si basava in buona parte il libro di l'Hôpital. Molte fonti riportano addirittura che de l'Hôpital sarebbe stato allievo di Bernoulli.


Nel 1694 i due matematici stilarono un accordo in base al quale de l'Hôpital avrebbe pagato annualmente a Bernoulli un compenso di 300 franchi per risolvere problemi matematici. Tale accordo stabiliva però che Bernoulli non rivendicasse alcun diritto su tali risoluzioni e, ovviamente, che il patto rimanesse segreto. Nel 1704 dopo la morte di de l'Hôpital, Bernoulli rivelò il patto al mondo intero. Nel 1922 furono trovati documenti che avallavano la sua confessione.

I numeri primi e la crittografia

Fin dai tempi di Euclide, cioè circa dal 300 a.C., gli antichi Greci sapevano che ci sono infiniti numeri primi e che essi sono distribuiti in maniera irregolare tra i numeri naturali. Da allora, molti matematici eminenti, come Fermat, Mersenne, Leibniz, Eulero, Gauss ecc., hanno compilato e analizzato lunghi elenchi di numeri primi, nel tentativo di farsi un'idea della loro distribuzione e per cercare delle formule in grado di produrre, se non tutti, almeno "molti"numeri primi.
Per esempio, un importante risultato fu ottenuto nel 1896 da due matematici francesi, Hadamard e De la Vallie Poussin. Essi dimostrarono il seguente teorema, che era stato congetturato quasi un secolo prima da Gauss: il numero dei primi minori o uguali a n può essere approssimato da n/log n (al crescere di n).
D'altra parte, molti matematici dal '600 in poi, a partire da Mersenne, si de dicarono a studiare i numeri del tipo 2p-1, con p primo. Infatti Fermat aveva dimostrato che, se non sono primi, i numeri di questo tipo hanno fattori tutti della forma 2Kp+1, con k numero naturale. Questo semplifica molto il test di primalità, cioè la verifica se sono primi o meno. In effetti, i più grandi primi trovati finora sono proprio primi di Mersenne, cioè del tipo 2p-1. In particolare lo è l'ultimo, quello trovato lo scorso novembre dal ventenne canadese Michael Cameron: si tratta di 213.466.917-1, un numero con oltre 4 milioni di cifre!
Tornando alla domanda iniziale, quello che spinge a cercare nuovi numeri primi può essere l'emulazione nei confronti degli illustri matematici del passato, il desiderio di gloria, il piacere di battere un record. Nello stesso tempo, ci possono essere risultati collaterali della ricerca svolta, di interesse indipendente. Dagli anni '50 in poi, i conti necessari a verificare che grandi numeri sono primi sono stati effettuati dalle macchine calcolatrici: i programmi per trovare numeri primi sono stati usati per testare del nuovo hardware, c'è stata quindi un'utilità pratica.
A partire dagli anni '80 (e qui vengo alla seconda domanda), grandi numeri primi sono stati usati per cifrare messaggi segreti con il metodo di crittografia a chiave pubblica detto RSA (dai nomi dei suoi ideatori Rivest, Shamir e Adleman, ricercatori del Massachussetts Institute of Technology).
I metodi di crittografia a chiave pubblica prevedono che, chi deve ricevere l'informazione, renda pubblica la chiave (alcuni numeri) e il metodo per cifrare i messaggi. Egli poi, in base a dei "numerisegreti" in suo possesso è in grado di decifrare i messaggi che gli vengono inviati.
Nel metodo RSA:
- i numeri segreti sono due numeri primi pq e un numero N primo con (p-1)(q-1)
- la chiave pubblica è costituita dal prodotto pq e da un numero M tale che MN-1 sia multiplo di (p-1)(q-1)
- il messaggio da trasmettere è un numero intero positivo x, minore di pq;
- il messaggio cifrato è il numero y, ottenuto come resto della divisione di xM perpq
- per decifrare il messaggio, è sufficiente calcolare il resto della divisione di yN perpq.
Osserviamo che il messaggio deve essere un numero positivo e minore di pq. Pertanto se si tratta di un messaggio in lettere, bisogna innanzitutto trasformarlo in cifre con un metodo qualunque. Se il numero trovato è troppo grande, lo si spezza in numeri più piccoli da trasmettere separatamente.
La spiegazione del metodo si basa sul seguente teorema, che a sua volta segue da un famoso teorema, noto come piccolo teorema di Fermat.
Teorema Se 0≤x(xM)N è congruo a x modulo pq.
Nella pratica, bisogna scegliere p e q primi molto grandi, in modo che sia impossibile fattorizzare pq in tempo ragionevole. Il metodo infatti si basa sull'assunzione che sia estremamente difficile risalire a p e q conoscendo il loro prodotto.
Se chi intercettasse un messaggio fosse in grado di fattorizzare pq, di conseguenza conoscerebbe anche (p-1)(q-1), e per trovare N gli sarebbe sufficiente risolvere l'equazione
MN = 1 mod (p-1)(q-1),
con M e (p-1)(q-1) primi tra loro, entrerebbe così facilmente in possesso di tutte le informazioni necessarie a decifrare il messaggio.
Il rapido sviluppo di nuove tecniche per la fattorizzazione dei numeri composti sta rendendo problematico l'uso del metodo RSA. Si è infatti costretti a usare numerip,q sempre più grandi, cosa che rende molto lungo il calcolo di y e di yN mod pq. Ci si sta orientando dunque a tornare a metodi crittografici classici, trasmettendo col metodo RSA soltanto la chiave.
Per saperne di più, consiglio i libri:
K. Devlin, Dove va la matematica?, Boringhieri
D. M. Davis, The nature and power of mathematics, Princeton University Press
S. Singh, Codici e Segreti, Rizzoli
e i siti web:
Emilia MezzettiDipartimento di Matematica e Informatica, Università di Trieste

giovedì 14 aprile 2011

Uno, due, molti!



Questa mattina (ma anche qualche giorno fa, in altre classi) ho proposto l'esempio di una popolazione dell'Amazzonia, che conta solo con i numeri 1, 2 e un suono che indica tutto ciò che è oltre il 2 (diciamo "molti") per spiegare il concetto di infinito e ancor più per mettere in guardia rispetto ai rischi che si corrono assimilando l'infinito matematico agli altri numeri. E' un esempio che mi piace e volevo documentare lo studio di antropologia matematica che è stato svolto per arrivare a questa conclusione. Riporto volentieri dunque l'articolo tratto da : http://cultura.blogosfere.it/2008/07/quando-i-numeri-non-hanno-nome-contare-fino-a-uno-due-e-molti.html e datato 26 luglio 2008
I Mura-Pirahã sono un gruppo etnico composto da circa 8.000 individui che vive nello stato brasiliano di Amazonas, lungo i fiumi Maici e Autaces, nella foresta tropicale.La loro maggiore particolarità sta nella loro lingua che comprende solo dieci fonemi e soltanto tre parole per indicare i numeri dal significato approssimativo di “uno”, “due” e “molti”.O almeno questo era quanto emerso da una ricerca del 2004 dello psicolinguista Peter Gordon della Columbia University.Un recente studio condotto dallo scienziato cognitivo Edward Gibson del Massachusetts Institute of Technology afferma invece che la lingua Piraha non conterrebbe alcuna parola che definisca quantità esatte, nemmeno per la quantità “uno”.
I ricercatori hanno posto su un tavolo, di fronte a sei adulti Pirahã, una bobina di legno, aggiungendone progressivamente altre fino ad arrivare a 10. A ogni bobina aggiunta i ricercatori chiedevano ai soggetti: “quante sono?”. Hanno poi effettuato l’operazione inversa, partendo da dieci bobine e levandone una alla volta fino a ridurle a una soltanto.
I volontari piraha hanno usato, per rispondere, le stesse tre parole, sia quando l’esercizio prevedeva l’incremento delle bobine, sia quando ne prevedeva il decremento. Nell’esercizio incrementale queste tre parole corrispondevano grosso modo a “uno”, “due” e “molti”. Nell’esercizio inverso le tre parole sono state usate per indicare da 1 a 6 bobine, da 4 a 10 bobine e da 7 a 10 bobine. Secondo gli autori questi risultati indicano che le tre parole Pirahã non identificano quantità esatte, ma possono essere considerate “quantificatori vaghi”, ovverosia riferimenti quantitativi generici come i nostri “pochi”, “alcuni”, “di più”.

martedì 5 aprile 2011

IL PICCOLO TEOREMA DI FERMAT E IL SISTEMA RSA

In una lettera scritta nel 1640 ad un amico, Fermat dichiarò di aver trovato la dimostrazione di un teorema, denominato in seguito piccolo teorema di Fermat, che afferma:

PICCOLO TEOREMA DI FERMAT Sia p un numero primo. Allora per ogni intero a, vale  ap≡a(mod p)
  • Osservazione : ciò implica che in un orologio di Gauss con p ore, moltiplicando a per se stesso p-volte ,si ottiene sempre il numero a!!!!!!!
  • Esempio: 25≡2(mod 5) 213≡2(mod 13)

Dimostrazione:
La dimostrazione del teorema è di Eulero (1736)
per induzione su a≥0; 
Per a =0, si ha che 0p=0≡0(mod p)  
Per ipotesi sia : ap≡a(mod p)  cioè ap-a=pd’   
Considero la relazione per (a+1) e tramite la formula del binomio di Newton scrivo                              (a+1)p   =  
Ricordiamo che i coefficienti binomiali sono numeri interi e precisamente: 

                                       
Quando 0



 Allora posso scrivere (a+1)p= ap+1+ pd
Quindi:   (a+1)p-(a+1)=ap+1+pd-a-1= (ap –a) +pd = pd’+pd =p(d’+d)         quindi           (a+1)p≡(a+1)(mod p) (si osservi che dopo = si è usata l’ipotesi induttiva)

quindi (a+1)p≡(a+1)(mod p). 



  • Eulero non si limitò a dimostrare il teorema ma lo estese anche al caso in cui p non sia primo.

  • Se infatti si considera un numero N =p·q, con p e q primi, si ha che
    a (p-1)(q-1)+1≡a(mod N)
  • Questo vuol dire che in un orologio di Gauss con N ore, l’andamento si ripete dopo
    (p-1)(q-1)+1 passaggi.

  • Esempio: 2(3-1)(5-1)+1≡2(mod 15)



IL CRIPTOSISTEMA RSA

Il criptosistema a chiave pubblica più conosciuto e usato è quello chiamato RSA dalle iniziali dei suoi inventori Rivest, Shamir, Adleman.

La criptografia a chiave pubblica fu proposta pubblicamente per al prima volta nel 1976 in un articolo scientifico scitto da due matematici californiani: Whit Diffie e Martin Hellmann.

Il sistema si basava sull’esistenza di due chiavi : una chiave pubblica e una chiave privata.

Utilizzando la chiave pubblica è possibile inviare un messaggio

Solo chi conosce la chiave privata è in grado di leggere il messaggio

  • I matematici Rivest, Shamir, Adleman accettarono la sfida e compresero che nella teoria dei numeri, ed in particolare in quella riguardante i numeri primi , c’era la soluzione.

Utilizzarono il teorema di Fermat e il teorema di Eulero che considerava orologi di Gauss con un numero di ore pari a N dove N è uguale al prodotto di due numeri primi p e q.

Ogni utente A (ad esempio una banca) fissa due numeri primi p e q (con p≠q) molto grandi e ne calcola il prodotto N=p·q

A comunica a B (ad esempio un titolare di carta di credito che vuole comprare via internet) sia N che un numero E (opportunamente scelto)

B prende il numero della sua carta di credito, cioè C, e lo eleva alla E modulo N : CE(mod N). Quindi restituisce questo numero ad A.

A possiede un numero di decodifica cioè un numero D tale che con l’operazione (CE)D=C(modN).

  • Perché il sistema è sicuro?
Cosa accade se un hacker viene a conoscenza di N,E e del numero comunicato da B cioè
CE(mod N)?
Può risalire facilmente a D e con l’operazione (CE)D=C(mod N) può risalire a C?
Per fare questo è necessario conoscere come si decompone N cioè è necessario conoscere p e q.
Ciò è molto difficile se si utilizzano numeri N con molte cifre.
Oggi il sistema RSA raccomanda di utilizzare un numero N che abbia almeno 230 cifre
Ma le agenzie governative che necessitano di un livello di sicurezza in grado di garantire una protezione a lungo termine raccomandano l’utilizzo di numeri N con più di 600 cifre.

  • Quant’è difficile scomporre un numero nei primi che lo costituiscono?
Rivest, Shamir, Adleman dopo aver inventato il metodo RSA lanciarono una sfida chiamata “RSA129”: fattorizzare un numero di 129 cifre che loro stessi avevano ottenuto moltiplicando due numero primi
Dichiararono che ci sarebbero voluti migliaia di anni!!!!
La sfida fu accettata da molti matematici e il problema fu risolto in soli 17 anni (Aprile 1994)

  • Per generazioni si è cercato comprendere i misteri legati ai numeri primi
Sappiamo già che i numeri primi sono infiniti.
Per anni si sono cercate formule in grado di produrre un elenco di numeri primi.
Alla luce delle nuove esigenze , la parte della matematica che studia i numeri primi è diventata di grande attualità

Numeri di Fermat (1601-1665)
Consideriamo le potenze di 2 : 1, 2, 4, 8, 16, ….,2m,….
e i loro successori 2, 3, 5, 9, 17, ..., 2m+1, ...
Trascuriamo 2, dunque supponiamo m>0.

Osserviamo: se m ha un fattore dispari d >1 ,
m= d d′ cioè se m non è potenza di 2, 2m +1 è composto.

2m+1=(2d’)d+1d=(2d’+1) · ….. (Infatti se d è dispari, (ad+bd)=(a+b)·…….)

Esempi: 23+1= 9 è composto, 25+ 1 =33 è composto, e così via.
Invece




sono tutti primi

Notazione: chiamiamo F(n)= n-simo numero di Fermat
Congettura ( Fermat ): F (n) è primo per ogni n.

Eulero ha dimostrato che F(5) = 641· 6700417 è composto.


  • i primi di Fermat conosciuti sono ancora F(n) per n ≤4 ,
  • 5 ≤ n ≤30 ⇒ F(n) è composto,
  • 5 ≤ n ≤ 11 ⇒ è nota la decomposizione in fattori primi.
  • per n = 14, 20, 22, 24 : non si conosce alcun fattore primo di F(n) ,
  • per gli altri valori di n ≤30 : noto qualche fattore primo, non la decomposizione.


Numeri di Mersenne (1588-1648)
Stavolta consideriamo i predecessori delle potenze di 2:

0, 1, 3, 8, 15, ….,2m -1,….

Trascuriamo 0 e 1, dunque supponiamo m>1.
Osserviamo: se m è composto, cioè m= d·d′, anche 2m -1 è composto.

2m-1 = (2d’)d-1d = (2d’-1)·…..

Esempi: 24-1= 15 è composto.
Invece se m è primo, non è detto che 2m -1 sia primo.

Notazione: chiamiamo M(m)= 2m -1 m-simo numero di Mersenne

Si trovano primi di Mersenne:
  • M(13) Eulero 1722
  • M(127) Lucas 1876
  • M(216091) Slowiski 1987
  • M(20996011 ) Shafer 2003
  • M(24036583) Findley 2004
  • M (25964951) Nowack 2005
  • ………………..si ipotizza che i primi di Mersenne siano infiniti!

  • Nel 1903 Frank Nelson Cole, professore di matematica alla Columbia University Di New York, tenne una conferenza assai curiosa. Senza pronunciare una parola, Cole scrisse uno dei numeri di Mersenne alla lavagna.  Vicino a questo scrisse due numeri più piccoli e li moltiplicò. In mezzo mise un segno di uguaglianza e si sedette.

    267-1 = 193707721 · 761838257287

    Il pubblico si alzò in piedi ad applaudirlo.
    Già dal 1876 si sapeva che 267-1, un numero di Mersenne di 28 cifre, non era un numero primo ma nessuno era riuscito a scomporlo.
  • Oggi esiste un programma GIMPS che coordina l’attività di chi vuole scoprire i primi di Mersenne e mette a disposizione un software

  • Al momento l’ultimo primo di Mersenne identificato è:
    M (30402457) Curtis Cooper e Steven Boone 03-01-2006 (ha 9 milioni di cifre decimali)

LA GEOMETRIA ELLITTICA – modello di Riemann

Questa geometria si ottiene sostituendo al quinto postulato di Euclide il seguente : “Ogni retta  s  passante per il punto P incontra sempre...